martedì 24 settembre 2013

Il classico post che nessuno leggerà

Questo è il classico post che nessuno leggerà, quello che in fondo c'è in ogni blog, e che ogni uomo dovrebbe scrivere.
Come quella roba che scrivi su facebook sperando che venga apprezzata da tutti, e poi ricevi un mi piace di consolazione dal classico amico sfigato che non vuole altro che la tua approvazione.

E' un processo strano, è come la canzone del tuo gruppo preferito, che per ascoltarla devi andare a comprare il cd originale, girarlo al contrario e sentirlo rallentato, quella che nessuno conosce, che rimane cosa tua e di pochissimi altri, e quando incontri quei pochissimi altri perde tutto il suo fascino.
Non è un elogio agli hipster, io li odio gli hipster, e mi piace Get Lucky, e Paradise dei Coldplay, e mi piace pure Lady Gaga, perché grida nelle foreste e fa le canzoni su Giuda, e mi piace pure Giuda, perché è l'unico di tutto quel libro estremamente sopravvalutato che è il vangelo, a fare una cosa buona, ammazzarsi.

C'è un piacere perverso nel avere qualcosa di proprio, chiamatelo egoismo, gelosia, o come diavolo vi pare, ciò che è proprio è sempre più bello di ciò che è in comune, per questo il comunismo non funziona.
E nel mio sproloquio di sentenze, che escono da una bocca che non sa, da una mente che non conosce altro che la propria ignoranza, mi rendo conto della bruttezza semantica di quanto è scritto, e di come tutto questo verrà archiviato in un baratro di file dimenticati.
E me ne compiaccio.

Me ne compiaccio perché viviamo in un mondo in cui è tornata Forza Italia, in cui la gente pensa che i cani siano migliori degli umani, in cui non riusciamo a compiacerci dei successi altrui.
Un mondo in cui saremo tutti medici e ingegneri, vuoti d'animo, pieni in tasca, in cui la gente ritrova la fede perché Francesco è simpatico.

Ed è in questo post, scritto male, noioso nonostante sia corto, senza immagini e per niente interessante, che arrivo alla conclusione, che non è l'avere qualcosa di proprio a darmi piacere.
E' che mi fa schifo condividere con tutta sta gente di merda.

Ora andatevi a leggere gli altri post, che son più divertenti di sta schifezza.

domenica 8 settembre 2013

Via il pene, via il dolore



Gino è una persona pessima, una di quelle che qualsiasi cosa vede camminare e ha due paia di tette se la farebbe, uno di quelli che si sente autorizzato a provarci con una donna, solo perché gli ha rivolto un sorriso, uno di quelli che poi le tratta male, perché pensa sia un ottimo modo per conquistare. Che poi lo sarebbe anche, se Gino fosse bello e muscoloso.

Nonostante ciò, Gino non è uno sfigato, è un po' pervertito, un bel po' allupato e un bel po' testa di minchia, Gino non si chiama neanche Gino, ma preferisco non usare il vero nome, considerato le storie che sto per raccontarvi.

Tempo fa, c'era sta tizia di cui tutti avevano il numero, che mandava messaggi che neanche nei film porno, una cagna allucinante che prende cazzi con la stessa facilità con cui una rana prende le mosche, aveva la lingua allungabile, si narra...
Sta di fatto che in fondo ai nostri cuori, sapevamo tutti che doveva essere una donna decisamente brutta, tutti tranne Gino che in piena tempesta ormonale andò da questa tizia, fece ciò che doveva fare e tornò.

-Gino, com'è?
- Porca, si può fare.
-Hai una foto?
-Si si, tiè

Foto a titolo comparativo, non era lei.

Tempo dopo, l'androne di pulci che s'era trovato continuava a mandargli messaggi, ma trovò, in tutta la sua perversione, e con grande aiuto di amici che non volevano fargli perdere del tutto la dignità, la forza di non cadere mai più nello stesso errore.

Circa una settimana dopo Gino non può dormire, sta male, il pene gli pulsa in modo strano, e sente un terribile dolore alla punta, la storia continua per un po' di tempo, e quindi, decide di fare l'unica cosa sensata che un diciassettenne può fare quando ha un dolore del genere, dirlo al padre.
Il padre di Gino è un medico, quindi quando lui gli spiega i suoi malanni, lui fa quell'espressione seriosa da medico e diventa professionale di botto.

-Papà, mi fa male
-Cosa?
-Lì
-Lì dove?
-Parti basse
-Ah, ma in punta o nella base?
-Punta
-uhm, ma hai avuto rapporti sessuali?

Alla domanda si ferma un quartiere, le macchine non camminano più, gli uccellini smettono di cantare, Gino si prende qualche secondo per pensare a cosa rispondere, ma sa che suo padre ha già capito

-Eh, pà, si-  è costretto ad ammettere

Suo padre guarda con fare di sufficienza il figlio, sa che aborto di persona ha messo al mondo, non lo preoccupa l'aver avuto rapporti sessuali, lo preoccupa il fatto che lui sia riuscito ad averne, come potrebbe una persona del genere, così terribile e pessima, avere un rapporto sessuale? Deve chiederlo, deve togliersi il dubbio che suo figlio non sia quella persona di merda che potrebbe essere.

-Ma con prostitute?-
-No!

Il no arriva prorompente, seguito da un silenzio imbarazzato, e se fosse colpa di quel covo di pulci?

-tipo...
-Cosa?
-Eeeh...
-Prostitute?
-No! Però...

Il padre annuisce comprensivo, gli mette una mano sulla spalla e quindi decidono di andare da un andrologo, lo visitano, e pare gli debbano fare un intervento simile ad una circoncisione.
Lo portano in sala operatoria, gli anestetizzano il pene e poi tagliano via ciò che devono tagliare, gli fanno una specie di fasciatura ed è pronto per tornare a casa, sta per imboccare la porta d'uscita quando il dottore trova doveroso dirlo

-Ah, Gino
-Si?
-Niente lavoretti
-Come?
-Niente affari di mano, segoni, seghette e sgalluzzamenti
-ok
-Ah, e ovviamente niente rapporti, ma tanto chi ti scopa a te?